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ADVICES AND NEWS!

  • Greta
  • 5 apr 2021
  • Tempo di lettura: 8 min

NOTA: il video tratta i medesimi argomenti del testo, ma vi invitiamo a guardarli entrambi comunque!


BENTORNATI LETTORI! Spero abbiate apprezzato e compreso come funzioni il cambiamento del nostro giornale, ovvero le sottocategorie aggiunte, ma passiamo a cose più importanti come ad esempio l’argomento di queste due settimane. La maggior parte di voi studia l’inglese dai sei anni di vita, ma comunque ci sono certamente cose che non sapete e che vi lasceranno a bocca aperta.


Partiamo dal presupposto che voi crediate nell’inglese studiato a scuola come undicesimo comandamento. Questo è in parte errato. A meno che il vostro insegnante abbia molta affinità, anche troppa, con l’Inghilterra, o che sia direttamente madrelingua, egli, o ella, tenderà ad insegnare quello che è stato insegnato a lei o a lui. Ovviamente in passato non c’erano tutte le possibilità in quanto viaggi che ci sono ora, perciò specialmente se il docente in questione non sprigiona esattamente giovinezza da tutti i pori, è raro che che conosca, ad esempio, la giornata tipo di una persona britannica, specialmente se non insegna in scuole specializzate alle lingue. Soprattutto quando la conoscenza degli alunni non è alle stelle, dove la grammatica equivale all’inglese, con uno spruzzo di frasi riguardanti film, negozi e chiedere indicazioni stradali, è difficile che si venga a contatto con la vera cultura attuale dell’Inghilterra, quindi cancellate Shakespeare dalla vostra mente per qualche minuto, ma noi siamo qui per questo!


Partiamo da qualcosa che non va molto lontano da quel che si studia, ovvero i modi di esprimersi giornalmente e colloquialmente e sostituire vocaboli che diventerebbero ripetitivi.


Cominciando con qualcosa di estremamente semplice, ovvero chiedere come sta l’altra persona. Mi ha colpito molto che la gente che lo chiede qui in Italia come stai non si interessi realmente a questo aspetto, se non ci si conosce, mentre invece in Inghilterra per una cassiera, un barista eccetera è davvero importante sapere come stanno le persone nel loro negozio, ristorante o altro, e quindi non si è obbligati a mentire dicendo di star bene anche se si sta in realtà annegando nelle proprie stesse lacrime. Passando ad un argomento più pratico, ognuno di noi sa sicuramente dell’utilizzo della frase “How are you?” Ma in realtà non è affatto l’unica, anzi, molte persone non usano nemmeno questa espressione! Il primo altro modo per esprimere questo concetto è la frase “How’ve you been?”. Come molte parole e frasi in questa lingua (Going to -> Gonna, ad esempio) è soggetta a delle contrazioni. In breve, è probabile che non possiate mai sentire un’inglese o un americano pronunciare colloquialmente la frase precedentemente scritta in tale modo, ma invece come un “Howv-ya been?”. Davo che “How” e “Have” si contraggono, è molto più veloce e parecchio più naturale. Al contrario di come accade nel linguaggio formale, la “u” non viene pronunciata come tale ma suona più come una “a”. Un altro modo per esprimere il concetto iniziale è “What’ve you been up to?” Che, sempre per il meccanismo citato prima, sentirete pronunciato come “What-af-you been up to?”. Rammentate che, anche se usate delle contrazioni, non sembrerete informali ma solo capaci e sciolti nell’utilizzo del linguaggio parlato. È invece errato e informale scrivere, per esempio in un tema, usando queste contrazioni. Questo secondo differente modo di credere l’umore di qualcuno fa pensare ad un lasso più esteso di tempo e offre all’ascoltatore, e quindi a chi dovrà rispondere, un incentivo in più per dire effettivamente com’è passata l’intera giornata o dei momenti particolari di essa. Le tre frasi seguenti sono usate molto sia negli Stati Uniti che nel Regno Unito e sono molto brevi, semplici e molto comprensibili in termini di vocaboli. Esse sono: “How are things?”, “How’s it going?” E “What’s up?”.


Abbiamo parlato delle domande, direi che possiamo passare alle risposte!


Una che io userei a sproposito è “Can’t complain”. Indica uno stato normale e consueto del modo di vivere la giornata. Nulla è andato male ma non necessariamente fai salti di gioia, che non è da confondere con “Same old” che indica lo star facendo il solito, in ugual maniera rispetto alla prima, ma co una sfumatura più negativa, anche se non necessariamente le cose stanno andando a rotoli. “Pretty good” che letteralmente significa “abbastanza bene” e “Never been better”, ovvero “mai stato meglio”, sono di facile traduzione rispetto all’italiano ma se ci pensiamo bene, quando si studia un’altra lingua non si pensa quasi mai di poter tradurre letteralmente una frase nella propria lingua madre. Anche la frase “Jump the queue”, “saltare la coda”, non è molto adoperata anche per questo motivo. Una sorta di contrario rispetto all’ultima nuova frase scritta è “Could be better”, che è come risponderebbe alla domanda “come stai?” Il protagonista di un film post apocalittico zombie. Diciamo che forse, ma forse, non sto affatto insinuando sia una brutta situazione correre a perdifiato schivando meteoriti, potrebbe andare meglio.


Riguardo la frase “thank you”, anche qui ci si avvicina in quanto traduzioni all’italiano, anche se nella nostra lingua madre si sente di rado, naturalmente in italiano, dire “You’re a star!, “you’re the best!” O “You’re an angel” mentre in Inghilterra, dove le buone maniere sono seguite a regola d’arte come un ordine, sono usatissime per indicare gratitudine. Se invece ti è stato fatto dall’altra persona un favore, sempre praticamente di letterale traduzione italiana come “Te lo devo”: “I owe you one”. Anche la frase “I appreciate it” viene usata per lo stesso impiego, anche se in America sarebbe pronunciata come “I apprecia-dit” mantre nell’inglese britannico è più un “I uh-pree-shee-eit-it” oppure “I aprecia-eh-it”, dato che è abbastanza comune non pronunciare una “t” marcata, anche se comunque si percepisce dove questa dovrebbe essere con una sorta di pausa dove ho scritto la “h”. Quando invece si dicono ambe le “t”, diverrebbe “appreciate-tit”, dove la seconda è aggiunta per non creare difficoltà di pronuncia. Dopo tutto questo disastro nella spiegazione delle pronunce, più semplicemente, è di uso altrettanto comune dire “That’s fantastic”, “that’s brilliant” o “that’s great” che spesso non vengono insegnati come termini di sostituzione a “thank you”.


Come rispondere al grazie? Anche se molte persone non rispondono affatto, il che spesso mi porta a bloccare loro la strada richiedendo un minimo di considerazione, si fa. Nella lingua inglese, si dice “you’re welcome”, letteralmente “prego”. “È stato un piacere” è tradotto come “it’s my pleasure” o “it’s a pleasure” che sono un modo più amichevole di rispondere ad un ringraziamento. “No worries”, “Don’t worry about it”, “don’t mention it”, “it was nothing”o “it’s nothing” ma anche addirittura “I’m happy to help!”sembrano simili alla prima coppia menzionata ma nell’effettivo non lo sono. Con un “è stato un piacere” si può sempre introdurre un ricatto, un modo in cui possano ricambiare utile, con un “non preoccuparti” e ancor più con ”sono felice di aiutare” invece no. Quando utilizzerete questi malsani consigli ricordatevi di darci una parte del guadagno. Un modo più vicino al primo vocabolo citato è: “You’re so welcome”. Questo mi sembra l’esempio perfetto per introdurvi a Word Reference. Potete cercarlo on-line, ed è molto più attendibile rispetto a Google Translate che abolirei dalla faccia della terra per i modi di dire corretti letteralmente che fanno capire ancor meno della lingua. Frasi come “you’re so welcome”, infatti, un po’ per l’utilizzo di troppe parole per gli standard di Google, un po’ per l’effettivo doppio senso della frase, è un termine che viene tradotto come “sei molto benvenuto” che è una frase quasi priva di senso nella lingua italiana. Bisogna sempre utilizzare gli strumenti giusti, ad esempio il sito citato prima mostra tutti o i più comuni utilizzi di ogni termine ricercato in modo possano essere adattati all’utilizzo che si necessita al momento.


Un altro termine che spesso si utilizza unicamente per esprimere un concetto pieno di parole da utilizzare questo scopo è la frase per dichiarare il medesimo parere, ovvero “I agree with you”. È molto più diretto e amichevole dire semplicemente “Absolutely!”, con una parola che già spiega la chiarezza dalle tutte le ombre di dubbio possibili! Un altro modo sarebbe “I totally agree with you”, che non cambia molto dal’”originale”, ma ci fa giungere al semplice “totally”, più utilizzato nell’inglese americano e quindi pronunciato come “to-dally” o nell’inglese britannico, anche se meno utilizzato, “toh-ally”. Un’altra frase che potrebbe invece essere soggetta a fraintendimenti è “Tell me about it!” Che non indica affatto il bisogni di più informazioni o cose simili. In America si utilizzerebbe la stessa “t” più simile ad una “d” per pronunciarla è risulterebbe “tell me abou-dit”. Un altro modo intrigante per il concetto di essere d’accordo con qualcuno è “you hit the nail on the head” ed è un ottimo modo inglese per enunciare non solo il fatto di essere d’accordo con quella persona ma anche che ha effettivamente detto qualcosa di giusto.


Vediamo invece l’esatto contrario, cosa dovremmo dire quando non siamo d’accordo invece? (Nota: le seguenti sono modi educati e dignitosi per esprimere tale concetto) “I’m not sure I agree with you” o “Not necessarily” indicano entrambi il fatto che non si ha la stessa opinione dell’altra persona. “I don’t see it in that way”, che nella traduzione italiana suona molto più formale, è ancora una volta solo un far notare gentilmente che si ha un differente punto di vista. Anche l’utilizzo del “but”, ovvero “ma”, indica praticamente in un modo necessario in questo tipo di conversazione un’opinione diversa. In una frase si potrebbe usare “That’s interesting, but…” e infine spiegare il motivo di quel “ma” ed è sempre un modo per essere cortesi e cordiali.


Tornando al meteorite di prima, bisogna cambiare piani. Lo so, una tragedia, ma quel cinema a cui si doveva andare ormai è in frantumi e, in quanto non si piange sul latte versato, continueremo il nostro viaggio attraverso la lingua inglese. “Don’t worry about it” non è molto utilizzata, in realtà, si preferisce un qualcosa di più veloce, corto e immediato. “No worries” sono un esempio perfetto, come “No biggies”. “These things happen” o più semplicemente “things happen” sono iper adoperate per liquefare la preoccupazione futile che sia un problema saltare la magnifica uscita al cinema radioattivo. Se si sa che quel tizio si trova molto spesso nella situazione di schivare meteoriti, è comune dire “it can’t be helped”, che esprime il concetto di “non puoi far altro oltre cambiare piani”


Se invece si viene invitati, oltre a rispondere “siamo in zona rossa, dove pensi di andare?” Si può rifiutare dicendo semplicemente “Sorry, I can’t” ma anche “I won’t be able to make it” e “I hate to miss it, but…” con la successiva spiegazione del perché si mancherà il tal giorno alla tal ora sono di utilizzo solito. “I think I’ll pass” è invece molto più usata negli Stati Uniti. Il cinema è integro, non state essendo inseguiti da un meteorite e siete liberi. “I’d love to!” Risponderete con enfasi fiondandosi su un preparativo qualunque che vi servirà. “Sounds good/ great etc” ovviamente non indicano un suono.


Per terminare una conversazioni I termini che indicano un movimento sono milioni. “I must make a move”, “I need to get going”, “I better get to move on” che è molto usata nel Regno Unito.

“I’ve taken up enough of your time”, “I’ve taken up too much of your time” sono frasi molto cordiali, cortesi e tutti I sinonimi che possiate trovare, ma alle volte è meglio essere sinceri e ammettere un secondo impegno con la frase ”I have another commitment”


Infine, in che modo si può sostituire un “goodbye”. Qualcosa che avrete sentito un milione di volte è ovviamente “See you later” o semplicemente “Later!”, come è più detto negli Stati Uniti. Non è necessario che ci si veda effettivamente dopo un breve lasso di tempo, è semplicemente un modo per salutarsi. “It was lovely/ wonderful/ a pleasure etc to meet you”, come notate dai numerosi slash, è uno dei più variabili, ma la radice rimane molto usata. “Speak soon” o “talk to you later” possono essere usati anche per messaggio e, come detto in precedenza, non è necessario che ci si contatti nuovamente a breve. “Stay in touch” e “take care” fanno entrambi pensare a un saluto caldo, dove nel primo si augura una “salute”, diciamo, della relazione mentre nel secondo una salute personale dicendo di prendersi cura di sé stessi.


Speriamo che queste informazioni e consigli vi siano graditi, scrivetecelo sulla nostra mail (redazione@ilcorrieredeiragazzi.it)!

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