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AD UN'ALTEZZA INIMMAGINABILE

  • RedattriceChiara
  • 23 lug 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

Ciao a tutti, sono Nick e ho una fobia: l’acrofobia, ovvero quella dei luoghi alti. Tutto è incominciato un giorno d’estate, due anni fa, quando sono andato a fare una gita in montagna con i miei nonni. Abbiamo mangiato in un rifugio molto accogliente e i miei nonni hanno deciso di riposarsi lì al tavolo ancora per un po’. Io invece, che avevo in programma di trovarmi con il mio amico Ben, mi lamentai perché non volevo posticipare l’incontro. Mio nonno allora mi disse che potevo anche andare in seggiovia da solo, e io lo feci. A quel tempo non avevo paura della seggiovia, o almeno non come adesso. Quando ero a circa metà del percorso la seggiovia si fermò di botto e, oscillando, rimase sopra il terreno. In quel momento non riuscivo a vedere né l’inizio né la fine della seggiovia, piuttosto lunga, quindi andai in panico. Ero solo. Fermo. A dieci metri dal terreno. Terrorizzato, in quel momento feci la cosa più stupida che io abbia mai fatto in vita mia: guardai giù. Guardai verso i miei piedi. Verso il terreno che si stagliava sotto essi ad una distanza che in quel momento mi sembrò inimmaginabile. E la seggiovia continuava a oscillare, oscillare e oscillare; mi venne da vomitare. Mi tremavano le gambe e non riuscivo a distogliere lo sguardo; dopo un’eternità, o almeno così mi sembrava la seggiovia ripartì normalmente e arrivato a destinazione vomitai tutta la mia paura del momento (non è una metafora, lo feci letteralmente). Il responsabile della seggiovia chiamò i miei nonni e dopo poco erano tutti e due di fianco a me che mi coccolavano. La mia avventura ad un’altezza infinita finì lì, ma il danno era stato fatto. Poco tempo dopo la seggiovia venne sistemata e l’anno dopo eravamo tornati in quel paesino. Tuttavia… io non ero lo stesso. Molte volte, semplicemente guardando in basso verso i miei piedi, mi tremavano le gambe, e mi tremano ancora adesso (solo un po’ meno). I medici lo definiscono un “trauma” e mia mamma mi guarda preoccupata ogni volta che dobbiamo salire le scale dell’edificio dove risiede il mio psicologo. Potreste chiedermi come faccio ad avere le vertigini solo salendo delle scale, ma non sono quelle normali. Sono di vetro. Vedo quello che c’è sotto di me, e alla fine della scalinata sono piuttosto in alto! Le odio davvero quelle scale. Probabilmente fanne parte della terapia di esposizione che sto facendo con lo psicologo. “Affronta l’altezza, questo è il tuo obbiettivo!” mi continua a ripetere. E’ una missione che riuscirò a compiere, secondo voi?

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