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  • Greta

SBARRE SCOLASTICHE

Aggiornamento: 27 dic 2021

Si fermò davanti al cancello in metallo visibilmente trascurato e massacrato dalla ruggine.

Udì la solita voce allegra che la salutava animatamente, quella di Alan, il suo migliore amico dalle medie; era un ragazzo alto e muscoloso con occhi color nocciola e capelli corvini, come i suoi, anche se meno curati per quanto riguarda la piega. Aveva un padre abbastanza particolare, pieno di cicatrici in volto; l’unica ragione possibile per queste ferite durature era il suo lavoro, un agente poliziesco e detective, ma Angelika non ne era del tutto sicura.

<<Hey Woods! Ti sei fatto la ragazza!>> Gridò un marmocchio di seconda citando malamente Draco Malfoy.

Era Gregory, un bullo di prima categoria sempre assieme ad un altro della sua combriccola che compensava la sua mancanza di forza fisica, Slenshyavioret, soprannominato Slender un po’ come presa in giro, un po’ per la difficoltà generale nel ricordare il suo nome. Nonostante fossero più giovani rispetto a quelli che solitamente insultavano, la loro mania di superiorità faceva sembrare nulla anche la bassezza di Greg o lo scarso utilizzo dell’intelligenza da parte del suo compare.

<<Slender, smettila! Non è divertente! Guarda che lo dico a papà!>> Urlò Lilith provando invano a trattenere le lacrime che scavalcavano i suoi occhi ogni volta che il fratello maggiore stava con dei bulli, che era il suo modo per esserlo. Senza qualcuno alle spalle, era solo un ragazzone addomesticabile.

Angelika, una volta, aveva parlato con il signor Timothy Wright, il padre di Lilith e Slender, che si era scusato dato il comportamento di quest’ultimo. Si sorprese di quanto fosse ovvio che il comportamento del ragazzo non fosse assolutamente ereditario, come invece pensava.

Un’ausiliaria con la faccia annoiata aprì svogliatamente l’entrata lasciando che la mandria di studenti entrasse correndo, neanche stesse scappando da chissà cosa.

La prof di matematica blaterava qualcosa riguardo quando andrebbero studiate le proporzioni continue e quasi tutta la classe era mezza addormentata. D’un tratto la sua bocca decise di calmarsi e il suo occhio cadde su Angelika. Con voce impettita e atteggiamento tale e quale al tono le domandò se avesse ascoltato. La ragazza si chiese se i tacchi che questa portava ai piedi si fossero allungati all’improvviso da tanto era convinta che fosse corretto guardarla dall’alto in basso in quel modo. Fu quasi tentata di alzarsi in piedi sulla sedia e chiedere cosa si provasse a essere trattati come gnomi da giardino, ma si limitò a mentire annuendo ampiamente. La docente non parve convinta, ma proprio mentre stava per chiedere di ripetere tutto ciò che era stato detto, la studentessa più ritardataria di tutto l’istituto irruppe nell’aula sostenendo immediatamente che la colpa era dell’autobus.

<<E allora mi dica, signorina Clark…>> Cominciò sbattendo la riga sul palmo della mano destra l’insegnante. <<Perché suo fratello è arrivato al corretto orario, come d’obbligo di tutti in questa scuola?>> La solita frase utilizzata per istigare ed estrarre i comportamenti peggiori da qualsiasi studente: paragonarli a qualcuno che conoscevano bene, un parente se possibile, e farli sentire al piano terreno nella gerarchia, miliardi di scalini sotto di lei.

Ma quella volta non funzionò, dato che il fratello di Mary Clark era assente per malattia. Questa lo disse con la calma di un torturatore, la gioia della fortuna e la goduria di un giocatore che vince alle Olimpiadi, come stesse versando nel caffè amaro della professoressa del cianuro.

La classe scoppiò in una sonora risata, pronta a festeggiare la rivoluzionaria. La gerarchia si era ribaltata, e quello giorno sarebbe stato ricordato per la faccia bordeaux della docente che strillava come un’aquila richiedendo l’immediato colloquio con la madre della studentessa.

A ricreazione Mary era un po’ giù di corda. Sua madre, dalle sue descrizioni, era davvero severa e le importava molto poco che nel profondo la figlia era dolce e simpatica. I resoconti del Corpo Docenti erano alquanto esagerati, perciò la signora Clark si immaginava sua figlia come una maleducata, anche se eccetto le scuse di inizio giornata non lo era affatto. Angelika rimase con lei per consolarla fino alla campanella, quando si divisero per gli orari differenti.


Hey! Questo è il secondo capitolo di un racconto che sto scrivendo, sperando che sia gradito si accettano consigli!

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