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  • Greta

LA RADURA DAI PETALI CARNICINI

Aggiornamento: 27 dic 2021

Angelika se ne stava seduta beatamente su un ramo dell’albero nel suo giardino. Adorava stare lassù, l’aiutava a riflettere. Pensava ai suoi genitori, a dove potessero essere in quel momento. Stare in cima a quel ciliegio la faceva sentire più vicina a loro. Si era ormai rassegnata: erano morti, semplicemente passati a una vita migliore.


Sentì una voce familiare chiamarla per consumare la colazione.


Era Candy, la sua tutrice. Vivevano in una vecchia casa, al centro di uno spiazzo verde di un’immensità meravigliosa. Abitava lì anche la figlia della donna, Alexa, una bella bambina dai capelli azzurri lunghi sino alla schiena e dai grandi occhi rosa shocking. Molti la prendevano in giro per questa sua particolarità ma per Angelika era del tutto normale: d’altronde i propri occhi erano dorati. Fantasticava spesso su come uno dei suoi antenati avesse superato gli scherzi per questa particolarità. Con un balzo giunse a terra portando lì anche i suoi pensieri e corse verso l’abitazione.

Candy l’accolse facendola sedere a tavola per poi andare a lavoro.

<<Sei sicura di mangiarlo tutto?>> Chiese speranzosa Alexa.

<<Mmh?>>

<<Scusa, è che ho una fame da lupi!>> Si giustificò pregustando il sapore del cibo extra.

Le due risero notando la quantità del bacon e delle uova che Candy aveva lasciato loro. Sarebbero bastati per sfamare un esercito!

La differenza tra le loro età era notevole, ma l’adolescente l’aveva sempre conosciuta, sin da quando Alexa era piccolissima, perciò erano quasi migliori amiche. Prima di conoscere la bambina e sua madre era sola per le strade di New York ed era soggetta a numerosi maltrattamenti dalle persone che incontrava. Per un anno era addirittura stata rapita, non le era chiaro come avesse fatto a scappare. Rammentava una mano esile stesa verso di lei che la portava all’uscita, ma non comprendeva quanto questo aspetto potesse essere reale, nonostante fosse possibile. Questo perché ricordava anche tentacoli nero inchiostro che avvolgevano stritolando chiunque provasse ad impedire la loro fuga. Aveva appena nove anni e ancora vagava senza meta. Il suo pianto a dirotto rimaneva ignorato da ognuno, tranne che da una donna con una bambina neonata in braccio.

<<Ehi, piccola, ti sei persa?>> Aveva chiesto dolcemente la signora. Angelika non smise di singhiozzare, ma era comunque riuscita a dare una risposta negativa scuotendo il capo.

Candy stava per chiederle dove fossero i suoi genitori, ma le parole le morirono in gola. <<Oh, ma tu sei…>> L’aveva presa in braccio su due piedi e portata in quella dimora dov’era rimasta e dove era riuscita a imparare nuovamente a sorridere. Non aveva mai fatto riferimento a quelle parole troncate a metà. La curiosità l’aveva divorata per un periodo, ma poi aveva immaginato una possibile situazione in cui la sua nuova madre l’avesse riconosciuta perché aveva avuto contatti con i suoi. E anche se l’avesse ammesso? Forse semplicemente non ricordare era la scelta migliore, per non soffrire.

Angelika imprecò riconoscendo di star per arrivare in ritardo a scuola, dunque salutò la sorella brevemente e si fiondò verso la strada.


Hey! Questo è il primo capitolo di un racconto che sto scrivendo. I consigli sono ben graditi, e la mail redazione@ilcorrieredeiragazzi.it è sempre aperta per riceverli!

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